Università  regionali, fare massa critica per contrastare i tagli

«L’università  deve tornare ad essere un motore per la crescita culturale
ed economica del Paese: una sfida che l’Italia, al contrario degli
altri grandi Paesi europei, non ha ancora raccolto». Questo il messaggio
lanciato oggi dalla Flc-Cgil del Friuli Venezia Giulia a Debora
Serracchiani, nella sua duplice veste di presidente della Regione e
vicesegretario del Pd, nel corso di un confronto tenutosi a Udine sul
futuro dell’università  in Italia, cui hanno partecipato anche Francesco
Sinopoli, della segreteria nazionale Flc, il rettore dell’università  di
Udine Alberto Felice De Toni e il segretario generale della Cgil Fvg
Villiam Pezzetta.
«La nostra preoccupazione ““ ha spiegato Sergio
Zilli, responsabile università  della Flc del Fvg ““ è duplice: legata da
un lato allo scenario nazionale, con i tagli che continuano a impoverire
l’università  e la ricerca, dall’altro al rischio di una progressiva
marginalizzazione degli atenei regionali, penalizzati da una politica
nazionale che privilegia i grandi poli universitari, in particolare
quelli del triangolo Venezia-Bologna-Milano».
Da qui l’invito della
Cgil a «fare massa critica, dando vita a una vera rete universitaria
regionale, capace di integrarsi e ottimizzare l’impiego delle risorse,
evitando sprechi e duplicazioni». Un imperativo categorico, questo, in
uno scenario che ““ come detto ““ continua ad essere caratterizzato da
tagli pesantissimi e da un costante abbassamento del rapporto
docenti/studenti: dal 2008 a oggi ““ questi i numeri citati dallo stesso
Zilli ““ Trieste e Udine hanno perso complessivamente 250 docenti, con
una riduzione percentuale del 22% (da 830 a 650) nell’ateneo giuliano e
del 14% (da 760 a 650) in quello friulano». Altro fattore di
preoccupazione, come sottolineato da Villiam Pezzetta, l’impatto della
crisi sul diritto allo studio: «Cresce infatti ““ ha detto il leader
della Cgil Fvg ““ il numero di giovani che a causa delle difficoltà 
economiche rinunciano all’università , con il rischio concreto di un
impoverimento complessivo del nostro tessuto socio-economico ed evidenti
effetti negativi sulle prospettive di ripresa nel medio-lungo periodo».
Al
centro del dibattito anche la prossima legge di stabilità , che secondo
quanto anticipato da De Toni nel suo intervento vedrà  un incremento di
300 milioni del fondo di finanziamento ordinario alle università , che
attualmente si assesta attorno ai 7 miliardi. Quanto alle opportunità 
legate al piano del Governo su Industria 4.0, secondo Sinopoli «il
rapporto con il manifatturiero deve restare centrale, ma bisogna anche
incrementare gli investimenti diretti sul sistema universitario, mentre
una politica basata prevalentemente sulle partnership con l’undustria
finirebbe per accentuare gli squilibri già  forti tra le università ».
Anche per questo, ha aggiunto Sinopoli, «è importante sviluppare le
sinergie tra sistema universitario ed enti locali, finalizzate a
rafforzare sul territorio il sostegno al sistema universitario e della
ricerca».